15 gennaio 2016
PROGETTO DI SOSTEGNO AD AZIONI DI PROMOZIONE NELLA CULTURA DI PARITÀ DELL’IMPRENDITORIA FEMMINILE COFINANZIATO DALLA CONSULTA FEMMINILE REGIONALE – CONSIGLIO REGIONALE DEL PIEMONTE
Carta delle PMI
Finalità del progetto
Il CAFID – Coordinamento Associazioni Femminili Imprenditrici e Dirigenti, nasce per supportare, rilanciare e stimolare azioni a favore delle donne imprenditrici e dirigenti. Tra gli obiettivi che CAFID si pone c’è lo sviluppo di un dialogo continuo e fattivo tra le imprese femminili e le Istituzioni.
Il progetto ha sottolineato la necessità di produrre azioni che mobilitino la politica a favore delle donne d’azienda, risorsa indispensabile per la rinascita del paese.
È importante riconoscere il contributo che le donne e in particolar modo le imprenditrici e le manager possono dare al rilancio dell’economia e della collettività. Tutti gli organismi pubblici, a qualunque livello, dovrebbero essere incoraggiati ad adottare strategie che permettano alle voci delle donne, in tutta la loro diversità, di essere udite, di partecipare e di essere rappresentate.
Azioni
CAFID attraverso il progetto desiderava incentivare il dialogo tra donne e politica organizzando una consultazione tra le proprie aderenti e portare alle Istituzioni le istanze che ne conseguiranno.
In breve, è stato richiesto alle associate di dare voce alle loro istanze attraverso la compilazione di un sintetico documento che esprima le problematiche più urgenti che le imprenditrici devono affrontare quotidianamente e nelle quali la politica è assente.
L’approccio individuato ha come scopo la promozione della cultura di parità e i principi della non discriminazione attraverso pratiche di coinvolgimento attivo delle donne in azienda. La consultazione è stata lanciata attraverso i consueti canali di comunicazione di CAFID e delle sue associazioni aderenti ad aprile 2015.
Metodologia applicata:
Al fine di ottenere informazioni di carattere qualitativo che consentissero di interpretare e leggere in modo più approfondito i dati statistici, il questionario è stato arricchito con l’introduzione di alcune domande aperte.
Dal punto di vista dell’analisi di tali informazioni, per ogni domanda aperta è stata costruita una tassonomia di risposte e, per ciascuna di esse, è stata calcolata la distribuzione di frequenze.
Il questionario è stato somministrato alle imprenditrici e manager appartenenti alle tre associazioni aderenti al Cafid.
Esso mette in luce diversi aspetti quali i temi che rispondono al progetto (le imprenditrici / manager e la politica ma anche la discriminazione di genere, la conciliazione e quali sono gli aspetti che caratterizzano le imprenditrici/manager) ed eventuali altre esigenze rispetto alle istituzioni.
Scelta delle aziende.
Sono stati coinvolti 412 soggetti tra imprese e manager.
I settori da cui provengono le aziende
I temi del questionario.
“Quali di questi temi si dovrebbe
occupare la politica: formazione, accesso al credito, best practices, introduzione di nuove politiche fiscali”.
“Quali sfide affrontano le donne imprenditrici”.
“Gli aspetti particolari che caratterizzano la donna imprenditrice e manager”.
“Gli ostacoli nella gestione del quotidiano: la difficoltà di conciliazione, la discriminazione di genere, la mancanza di politiche di sostegno dello sviluppo imprenditoriale”
In generale le imprenditrici e manager intervistate hanno evidenziato i problemi nell’usufruire della formazione finanziata e del credito agevolato, ma quasi tutte individuano in entrambi i temi target su cui puntare (più del 50%). Alcune vedono nella formazione lo strumento per l’inserimento di giovani sul mercato del lavoro, ed anche un supporto per aumentare le competenze e le conoscenze di quelli che sono già occupati.
Spesso hanno accennato che vorrebbero ancora supporti su corsi obbligatori per legge (v. corsi per la sicurezza).
La domanda sulle esportazioni si è considerata importante in quanto le aziende che esportano generalmente fanno innovazione o hanno saputo crearsi reti, ed è con l’esportazione che si sono mantenute sul mercato nel periodo di crisi
Il 58% delle aziende intervistate esporta i propri prodotti (n.b il 10% non ha dato risposta a questa domanda e un altro 31% non lavora con l’estero) ed alcune di loro sono ancora alla ricerca di mercati nuovi: in questo caso sono alla ricerca di supporti all’internazionalizzazione.
Le sfide, per tutte quelle che hanno risposto, si manifestano nella sopravvivenza quotidiana: essere capaci a superare la crisi che dura dal 2008 (solo il 10% delle imprese si sono espresse dicendo che la crisi non l’hanno conosciuta), riuscire a incassare le fatture delle commesse, portare commesse nuove in azienda, stabilire un ruolo per le donne imprenditrici e manager, superare le diffidenze in azienda sia con i dipendenti che con i familiari che ci lavorano dove non c’è ancora stato un passaggio generazionale. Il tema della gestione quotidiana è visto come una grossa fatica sia nell’ottenere dei risultati che nel viverli con entusiasmo.
Secondo le intervistate le qualità che caratterizzano una donna imprenditrice e manager sono di vario tipo: flessibilità, tenacia, oculatezza, grinta, precisione, multitasking, decisionalità, infaticabilità, mediazione, passione, determinazione, spirito di adattamento, entusiasmo, versatilità, sensibilità, umanità, poca corruzione, capacità organizzativa, empatia, competenza, equilibrio, perseveranza, impegno, buon senso.
Per le risposte relative al titolo di studio e quelle relativo ai problemi nella gestione quotidiana si è voluto distinguere i due gruppi di imprenditrici e manager (viste come dipendenti) in quanto le loro caratteristiche implicano condizioni di partenza ed arrivo molto diverse. Infatti la scolarità delle manager è molto più elevata (laurea e master intorno all’82% delle intervistate) in quanto l’accesso alle imprese e la carriera sono in qualche modo dipendenti dagli studi effettuati.
Molto importante sono stati argomenti quali la conciliazione ed il come le strutture pubbliche (nidi per la prima infanzia, scuole materne, dopo scuola, centri diurni per anziani) hanno potuto supportare il lavoro delle imprenditrici intervistate. Dalle risposte affiora che le più mature hanno quasi tutte una famiglia mentre il 7% è ancora molto giovane e non ha figli. Tra quelle che hanno famiglia il 55% ha conciliato a fatica i tempi familiari con il lavoro. Questo non tanto perché i servizi non ci sono, ma perché visti i tempi di lavoro sembra che non ci siano servizi pubblici adeguati: infatti il prolungamento degli orari a sera inoltrata, il lavoro nei giorni festivi ed altro hanno fatto sì che le imprenditrici abbiano dovuto cercarsi aiuti extra oltre a quelli previsti dai servizi pubblici. Molto spesso i figli hanno sostato in azienda nei box parcheggiati in ufficio o fatto i compiti sulla scrivania dei genitori.
Un’altra risposta che ha visto varie considerazioni è stata su come la differenza di genere incide sulle donne imprenditrici e se si vive in modo differente l’imprenditore uomo dalla imprenditrice donna. Questo all’interno della propria azienda e in rapporto con i clienti e fornitori.
Ancora più varie sono state le considerazioni riportate dalle manager, che senz’altro sono sottoposte a un maggiore confronto con i colleghi uomini sia nell’ingresso in azienda che poi nella scalata delle posizioni apicali.
Considerazioni tavoli tematici legati ai temi affrontati nel questionario
- Si è anche rilevato che certe volte le difficoltà di districarsi tra i meandri della burocrazia persistono e che spesso le aziende in questo senso non attrezzate (trattandosi di imprese piccole) devono spendere denaro e tempo per ottenere risultati minimi. Spesso si pensa che siano gli enti preposti che rendono complicati i percorsi e quindi non la politica come tale, non volendo dare solo giudizi critici su quest’ultima ma prendendo anche quanto di positivo è stato fatto (es. contratti di apprendistato, gli ammortamenti al 140%).
- Tra le aziende che hanno lavorato anche nei periodi di crisi più di una ha poi subito il mancato pagamento da parte dei clienti: si chiede quindi alla politica di istituire forme di tutela per le insolvenze di pagamenti, che spesso hanno messo in difficoltà le aziende creditrici e che in alcuni casi si sono viste costrette a chiudere.
- In generale sul tema delle tasse si ritengono le stesse ancora troppo elevate, ma soprattutto si richiede la semplificazione delle procedure che alle aziende consentirebbe di investire il tempo risparmiato in attività più utili quali promozione, lancio di nuove linee, ecc.
- In più di una occasione si è parlato del non riconoscimento della maternità come periodo retribuito di assenza dal lavoro per le donne imprenditrici: è emerso anche un caso di difficoltà a chiudere con il lavoro e ritirarsi in pensione a causa di un rendimento pensionistico bassissimo.
- La discriminazione di genere soprattutto nel settore metalmeccanico, non sempre amichevole verso il genere femminile per le caratteristiche prettamente maschili del lavoro, fa sì che spesso le imprenditrici si dedichino a mansioni amministrative e commerciali: qualcuna ha messo in risalto come sia a volte difficile invitare ad una cena di lavoro un cliente uomo, e come oggi nei comparti in cui lavorano uomini extracomunitari spesso sia alquanto complesso dare indicazioni ed ordini ai dipendenti, che per la loro cultura non accettano il ruolo manageriale della donna.
- Tra le manager sono state rilevate particolarmente situazioni che delineano come a livelli apicali sia sentita la discriminazione di genere (manager che percepiscono stipendi inferiori dei colleghi uomini negli stessi ruoli, candidate donne per un ruolo dirigenziale bypassate da colleghi, ambienti lavorativi (maschilisti) poco inclini a riconoscere la professionalità femminile, problemi nel farsi riconoscere il ruolo di amministratore delegato e non di segretaria.
- Sembra esistere anche un indice generazionale poiché le imprenditrici più anziane hanno risposto di aver vissuto la discriminazione di genere nella loro carriera lavorativa e che si tratta di un elemento che non si è superato, mentre le più giovani ribadiscono invece che molto è cambiato a livello culturale e che non avvertono nessun tipo di discriminazione di genere ma che piuttosto vivono difficoltà oggettive nel portare avanti un’impresa su un mercato complicato, in crisi ecc.
- Si è cercato di inserire nelle interviste anche l’elemento dell’alta scolarità delle imprenditrici giovani (quarantenni), entrate in azienda già laureate e scolasticamente preparate: il loro inserimento è stato supportato anche dagli altri componenti della famiglia (padri, fratelli ecc) ed è stato molto meno traumatico di quello delle imprenditrici degli anni settanta/ottanta che hanno dovuto coadiuvare i propri mariti inserendosi ma non a pieno titolo.
- Anche la caratteristica di piccola e media impresa può essere un elemento che favorisce l’inserimento e la vita lavorativa di donne imprenditrici in termini di maggiore condivisione e che comporta l’assenza della discriminazione di genere, almeno nei settori rappresentati dalle intervistate.
- Più di una imprenditrice si augura che la presenza di donne aumenti nelle istituzioni e nella politica a vario livello, pur rendendosi conto di come questo rappresenti difficoltà in più sul piano della conciliazione tra vita familiare e attività istituzionale e politica. Si percepisce una certa sfiducia nella politica, che viene vissuta come un mondo staccato da quello economico.